IC MONTE SAN VITO

IC MONTE SAN VITO

Scatti proibiti – anno 2

Prego, sorridete: “cheeeeeeeese!”
La privacy degli insegnanti è una cosa seria

Anche quest’anno si è verificato un fatto che ha suscitato un certo scalpore nella piccola comunità scolastica della Dante Alighieri. Si tratta, in un certo senso, del sequel dello scandalo sugli scatti rubati dello scorso anno.
Alcuni ragazzi della scuola sono stati colti a diffondere sui gruppi WhatsApp delle foto rubate ai professori, fuori dall’orario scolastico, mentre stavano perlustrando dei sentieri di Monte San Vito in previsione di un’uscita con le classi prime.  I soggetti immortalati a loro insaputa erano le insegnanti S.S., C.L., C.C., L.N. e, last but not least, il prof. C.P., unico uomo del gruppo. 
Sembra che queste foto siano state fatte oggetto di diversi commenti ironici tra cui «C.P.. beato tra le donne». Trapelata la notizia i ragazzi della redazione del giornalino, non potendo visionare il materiale direttamente per non sembrare invadenti ficcanaso, basandosi solo su alcune indiscrezioni, hanno intervistato alcuni professori per raccogliere le loro opinioni sul fatto.
Ecco alcune interviste.
 
M.R.: «Si può giocare con certi mezzi, ma bisogna sapere che si va incontro a dei rischi. Le immagini poi si diffondono. Per me non vanno puniti, ma vanno avvertiti».
 
C.L.: «Il cellulare è uno strumento usato in modo inconsapevole perché è potente.
Il problema è che quello che faccio va in giro in tutto il paese e ne perdo il controllo perché non si sa dove si va a finire. Si può urtare la sensibilità o la privacy di una persona.»
G.M.: «Io credo che gli alunni non si rendano conto di tutto quello che fanno, immagino che quando l’alunno ha scattato la foto non avesse nessuna brutta intenzione nei confronti degli insegnanti però è anche vero che ormai bisogna capire quando e come utilizzare la tecnologia perché non è bello scattare foto all’insaputa di chi viene ripreso e non è bello condividere poi queste foto con tante persone anche se l’intento non è denigratorio. L’unica cosa che penso sia parlare con il ragazzo e fargli capire in che cosa ha sbagliato».
 
C.B.: «Penso che non sia stato fatto con malizia però se una foto del genere circola nel web oppure su WhatsApp potrebbe essere interpretata male quindi male da altri quello che mi preoccupa è che si fanno troppe foto senza riflettere ».
E per ultimo riportiamo l’opinione del professor C.P. che, con il suo consueto sense of humour, ha testualmente dichiarato: «Spero almeno che abbiano scattato foto che ritraggono il mio profilo migliore. Certo però che la dipendenza dallo smartphone in adulti e ragazzi è diventata patologica».   
Ci associamo alle parole del professor C.P. e degli altri: non vengono sfruttate le potenzialità della tecnologia per migliorare le nostre conoscenze, ma internet e compagnia bella viene usato spesso in modo ozioso e futile, quando va bene.
Per chiudere usiamo la frase della professoressa C.B.:
Viene privilegiato più il mezzo che il fine.